Sua maestà l’Amarone
Il vino Veneto amato nel mondo

Vini & liquori 30 gen 2019

Sua maestà l’Amarone è il vino italiano più esportato all’estero. 
Una prelibatezza nata 70 anni fa per “errore”. Questo straordinario rosso veronese praticamente deriva dal dolce Recioto della Valpolicella, un nettare rosso rubino speziato, molte volte frizzante, che allietava le tavole delle case dei vignaioli e dei salotti della nobiltà cittadina. Una volta fu messo in botte e poi dimenticato, continuando a fermentare fino a diventare secco.
Leggenda vuole che il responsabile della Cantina Sociale di Negrar, Adelino Lucchese, assaggiò il contenuto di quella botte, preoccupato che fosse diventato aceto.

Ma i profumi non erano aspri. Anzi! Sapeva di frutti e spezie amaricanti. Tanto che appoggiatolo alle labbra si lasciò andare ad una espressione di giubilo: “Questo non è amaro, è amarone!”. E corse a chiamare il direttore della Cantina Gaetano dall’Ora, a cui piacque molto, al punto di decidere di farlo imbottigliare ed etichettarlo come “Amarone Extra”.

Da quell’attimo ad oggi è storia! 
L’Amarone della Valpolicella è uno dei vini rossi più sontuosi e opulenti che si possono trovare al mondo. Un gioiello che ha reso il Veneto una delle mete più amate da tutti gli appassionati del vino. 
Inoltre c’è da dire che pochi sono i vini che vantano tanta intensità ed eleganza e che hanno contribuito a plasmare il territorio e le cantine.

Contano ovviamente i vitigni, che sono principalmente due: Corvina e Rondinella, a cui si affiancano altri autoctoni della Valpolicella come l’Oseleta.
Ma la tecnica è parte fondamentale del successo dell’Amarone. Il merito è delle arele, le stuoie su cui i grappoli vengono stesi fino a fine di gennaio. Un metodo di appassimento che ha il potere di concentrare e amplificare zuccheri, profumi e sapori, nato sui colli nei pressi di Verona e che è imitato in tutto il mondo.

I grappoli, dopo il periodo di appassimento, vengono (ri)selezionati e poi pigiati ed ecco pronto il mosto che inizia a fermentare e poi fatto riposare in botti di legno fino a quando si trasformare nel nettare divino più apprezzato al mondo.

foto pixabay.com